DRY HEAT ha vestito gli atleti nazionali Romano Battisti, Andrea Tranquilli e Paola Protopapa alla conquista del sentiero del Centenario

Dry Heat, una nuova sfida!

Dry Heat ha contribuito, con il suo abbigliamento tecnico, alla buona riuscita della traversata del Sentiero del Centenario,  effettuata il 14 Settembre dagli atleti Romano Battisti, Andrea Tranquilli e Paola Protopapa.

Oltre alle difficoltà tecniche ed atletiche della prova bisognava assolutamente superare anche quelle climatiche dovute ad un tempo incerto e ai pesanti dislivelli  che i quattro atleti si sarebbero trovati ad affrontare. Oltretutto lo sforzo fisico, alternato a momenti meno faticosi, tipico di questi percorsi , crea importanti sbalzi termici con conseguenti pericolosi raffreddamenti.
I capi tecnici DRY HEAT, ed in particolare, la felpa MURMANSK, ha consentito, grazie alla specificità del suo materiale, a favorire una ottimale traspirazione della pelle garantendo agli atleti il massimo comfort durante tutto l’impegnativo percorso.
Il tessuto DHtech 400, interamente progettato e prodotto in Italia,  crea infatti una barriera che mantiene costante la temperatura corporea in condizioni climatiche estreme.
La sua capacità di isolamento è pari a quella della lana. Il basso valore del coefficiente di trasmissione termica di un capo realizzato in DHtech400  riduce la perdita del calore prodotto dal corpo quando questi sia in ambiente freddo.

Inoltre, il polipropilene, filato di cui è composto questo innovativo tessuto,  ha un minore coefficiente di assorbimento dei liquidi e una maggior permeabilità al vapore acqueo rispetto a qualsiasi altra fibra tessile. Lo scarso assorbimento dell’umidità consente quindi di ridurre la quantità di liquido che resta a contatto con la pelle assicurando benefici all’organismo e alla muscolatura. L’alto valore di permeabilità del PP, inoltre, assicura il rapido trasferimento dell’umidità attraverso il tessuto e quindi la massima traspirazione.

Grazie dunque a questo materiale i nostri atleti hanno potuto concentrarsi al massimo sulle difficoltà della traversata, dimenticando sbalzi termici, raffreddamenti e umidità e provando per tutto il percorso il massimo comfort.


Di seguito l'intervista rilasciata dai tre altleti a canottaggio.org:

Il sentiero, inaugurato nel 1974, è stato realizzato dalla Sezione del CAI dell'Aquila per la celebrazione del centenario della sua fondazione. È una traversata, lunga ed impegnativa, riservata ad escursionisti ben allenati e in grado di mettere anche le mani sulla roccia (i tre canottieri erano sicuramente ben allenati ma, a differenza di Paola, i ragazzi erano pressoché a digiuno di Montagna se si toglie la salita al Monte Circeo, 530 m slm, fatta per allenamento invernale oppure, per Romano, le salite fino a Maenza, 358 m slm, per andare a trovare i genitori). La vista del Paretone, le Torri di Casanova, l'aerea cresta tra il Monte Prena ed il Monte Camicia e la vista sulla parete Nord di quest'ultima la rendono indubbiamente la cresta più spettacolare ed attraente dell'intero Appennino ed è anche quello che Paola, Andrea e Romano hanno visto. I loro studi per risolvere i problemi logistici li affrontano in gruppo e decidono, dopo essersi procurati le attrezzature, di utilizzare due auto: una per arrivare al punto di partenza e una posizionata all’arrivo per fare ritorno. In caso di difficoltà studiano però diverse possibilità di discesa anticipata: Vado del Piaverano, Forchetta di Santa Colomba, Vado di Ferruccio. Insomma i tre azzurri, dotati di forza, coraggio e anche di una buona dose di incoscienza, partono per un’avventura inusuale per loro,  che prevede questo spettacolare percorso:

Arrivo a Campo Imperatore da Assergi a quota 1800 metri: parcheggio e pernotto. La mattina seguente trekking sulla carrareccia che, a destra, rapidamente conduce al Vado di Corno (1924 m).

Dal Vado si segue lungamente la cresta, mai difficile per persone esperte, che supera in successione prima la sella sotto la quale, a sinistra, c'è il pianoro di Rigo Rosso, poi passa vicino a Pizzo San Gabriele (2214 m) quindi oltrepassa l'anticima a quota 2230 m. e infine raggiunge Monte Brancastello.

Da Monte Brancastello (2385 m), seguendo il filo di cresta, si scende leggermente. Oltrepassata quota 2327 m. si arriva al Vado del Piaverano (2281 m.) e da qui alla base delle Torri di Casanova dove iniziano i tratti attrezzati.

Con scalette e corde fisse (questa è la parte più difficile per il terzetto), si superano in successione le varie torri arrivando prima alla Forchetta di Santa Colomba e poi su Monte Infornace (2469 m).

Si continua scendendo alla Sella a quota 2418 m. per poi risalire, su ghiaie, la ripida cresta che porta su Monte Prena (2561 m). Da qui si scende per la via Normale, verso Nord, fino al Vado di Ferruccio (2233 m) quindi seguendo la cresta ovest del Monte Camicia (2564 m), con saliscendi, si arriva alla base di un canalino (molto friabile e, quindi, pericoloso) che permette di raggiungere l'ultima cima del sentiero del Centenario.

Dalla cima di Monte Camicia si scende nel Vallone di Vradda e, seguendo la via Normale, si raggiunge il rifugio di Fonte Vetica (1632 m). Arrivo!

A farci conoscere come è nata questa avventura ci pensa Paola Protopapa l’ideatrice della scalata: “Volevo fare il Sentiero del Centenario da 6 anni, ma non potevo farlo sola: 11 ore di cammino 5 cime sopra i 2300 slm, ferrate, passaggi di roccia, ghiaioni, tanti punti esposti in pareti nord spettacolari. Dovevo trovare sostanzialmente una persona dallo spirito libero, ma anche “olimpico”, un po’ matta e con una moglie comprensiva! La prima volta che portai Romano in montagna a camminare fu nel  2009, non ricordo se si presentò con le  infradito o i camperos, fatto sta che arrivò in cima senza battere ciglio nonostante la neve… Quindi ai mondiali in Corea, sulla navetta dal training center al campo di regata, è scattata la proposta, la risposta di Romano è stata quasi immediata. Lo stesso giorno Andrea Tranquilli si candida a far parte della squadra; quindi, sentito Daniele (Stefanoni) sull’approccio invernale di Andrea con gli sci di fondo a Livigno, decidiamo di promuoverlo! Ma una notte, un incubo mi assale: Franco Cattaneo… penso: “E se i giallini si fanno male…? Come sono stata la prima donna Socia Onoraria della FIC sarò allo stesso tempo la prima Socia radiata… Da questa riflessione scaturisce la necessità di avere al fianco un’esperta Guida Alpina che recluto tramite il responsabile della stazione di soccorso di Campo Imperatore. Preparo imbraghi, caschetto, corda e racchette per tutti, rimaneva solo l’attenta valutazione dell’evoluzione meteo; il giorno giusto era il giorno del matrimonio di Simone Venier… Ma senza colpo ferire, e dopo aver partecipato al matrimonio di Simone, i due si presentano puntuali a mezzanotte a Campo Imperatore a 2100 slm. Subito vanno a letto in branda. Ore 5 sveglia e via. La vista sul mar Adriatico ci ha accompagnato lungo le creste, le aquile ci hanno tenuto compagnia e i camosci hanno fatto capolino. Eravamo contenti, entusiasti di ogni passo, di ogni passaggio facile e difficile, di ciò che avevamo il privilegio di guardare e vivere. Adrenalina, risate, concentrazione e lucidità, stanchezza, entusiasmo. Gli stessi ingredienti che ci hanno accompagnato durante l’anno, e ci accompagneranno durante il quadriennio… in squadra, in solitudine. Bello!!”.

Il secondo a rilasciare la sua testimonianza è Andrea Tranquilli che non si sottrae mai dall’affrontare le sfide: “Per me è stata una prima volta indimenticabile. Mi sono proposto a Romano e Paola per fare questa esperienza anche perché mi piacciono le mission impossible e perché inizialmente non sapevo di cosa stessero programmando. La mia proposta è arrivata durante i mondiali coreani. Avevo capito che saremmo andati a fare una bella camminata in montagna, ed invece mi sono trovato ad arrampicarmi, ad imbragarmi per fare delle ferrate, a camminare per 5 vette del Gran Sasso per più di 11 ore. Non nascondo che, durante il percorso, specialmente dopo 9 ore, credevo di non farcela, la stanchezza era quasi insopportabile e la mia poca esperienza montana mi aveva garantito dolori persistenti alle gambe con un forte accento alle ginocchia. Devo ringraziare Paola e la guida Daniele che, con il loro entusiasmo, mi hanno aiutato a superare i momenti di puro sconforto. Infine voglio ringraziare anche Romano per la sua compagnia: parlare per 11 ore ininterrottamente non è da tutti, lui ci è riuscito. È stata un’esperienza forte ed emozionante e, chissà, forse anche da rifare”.

L’ultimo a raccontare la propria performance è stato Romano Battisti, il più imprevedibile ed eccentrico del gruppo, ma quello che è sempre pronto a dire di si: “Tutto è iniziato per gioco. Quando Paola mi ha proposto di fare quest’escursione ho detto subito di sì. Non sapevo bene a cosa andavo incontro ma mi affascinava l’idea di fare una lunga passeggiata in un posto insolito dove non puoi capitarci per caso, vista la difficoltà per raggiungerlo, e ricercare quelle emozioni che solo la natura può regalare. Dopo aver accettato abbiamo iniziato subito ad organizzarci e durante i nostri discorsi qualcuno si è incuriosito e ha iniziato a “rompere” con le sue continue domande, fin quando ci ha chiesto di prender parte alla spedizione. Cosi Andrea Tranquilli è diventato dei nostri e da quel momento è stato giornalmente stressato da me su ogni minimo dettaglio dell’avventura. La cosa più difficile è stato scegliere il giorno giusto per affrontare la montagna visto il tempo incerto del periodo. Grazie all’esperienza della guida Luca Daniele Gentile non abbiamo avuto nessun problema a scegliere il giorno migliore. Siamo riusciti ad affrontare al meglio i continui sbalzi termici caratteristici del clima montano grazie al mio sponsor tecnico Dry Heat che ci ha fornito maglie tecniche d’allenamento in polipropilene +20° -20°. È stata una giornata fantastica, devo dire faticosa ma nello stesso tempo indimenticabile”.


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